Cerco di condividere alcune riflessioni sul bene comune fatte durante il campo nazionale Giovani di AC a fine luglio... Un intervento di Luigi Alici, presidente nazionale dell'Azione Cattolica, ci ha guidati su questo discorso che dovrebbe (il condizionale è d'obbligo visto che non è per tutti così..) guidare chiunque fa politica o comunque un servizio al prossimo.
E' senz'altro evidente come non vi sia al mondo una definizione univoca sul bene comune; già alcuni mesi fa discutevo con alcune persone che vedevano nel bene comune quasi una sorta di "ognuno fa, o almeno ne ha la possibilità, ciò che vuole". Un bene comune inteso in questo senso mi pare una sorta di somma delle parti, cioè bene comune come somma dei beni individuali, di ciò che è bene per ognuno.
Già questo potrebbe essere un primo passo; mettere da parte gli egoismi o gli interessi personali e promuovere solo ciò che è bene. Ma il bene comune non è dato dalla semplice operazione di somma dei singoli beni. E' evidente questo in alcuni Paesi dove le ricchezze sono concentrate in mano a pochi ricchi; il Pil di quello Stato può facilmente essere alto, ma di certo ciò non indica un benessere generale. Il bene comune è più che altro dato dal prodotto dei singoli beni. Infatti, per esempio, la somma 10+0 è uguale a 5+5 (e in entrambi i casi abbiamo una media=bene comune pari a 5), invece il prodotto 10x0 è diverso da 5x5. Già Platone lo aveva intuito e tale concetto è stato poi ben definito da Edgar Morin.
Ma ancora non basta. Un appunto che ci può fare molto riflettere è stato fatto da Alici quando, partendo dalla considerazione che ci sono beni di uso comune che creano relazioni tra le persone e ci sono relazioni tra le persone che creano dei "beni comuni", pone la domanda: "Ci accomuna ciò che scegliamo o ciò da cui siamo scelti?"
E' esperienza comune senz'altro che ci accomuna ciò che scegliamo (sport, musica preferita, squadra di calcio tifata ecc..), ma oltre questo vi è un livello più alto parlando di bene comune, livello che deriva da ciò che ci accomuna come cosa non scelta.
Se in politica infatti ci accomunasse solo ciò che scegliamo (leggi partito politico o leggi "clan" di appartenenza), il bene comune sarebbe quello specifico di quel determinato gruppo, allo stesso modo di come si tifa una squadra di calcio. Ma in politica il bene comune deve essere volto a tutti coloro che sono accomunati a me da un qualcosa che non abbiamo scelto personalmente, a partire dal nostro essere uomini.
Ragionando in questo modo si eviterebbero gli interessi di parte e si fonderebbe il tutto veramente sul bene comune.